Romeo Bellucci è nato a Brescia il 7 marzo 1923.
Vive con la famiglia la prima fanciullezza in città in Via Calzavellia, poi in Via Calatafimi. Si diploma alle scuole magistrali. Seguendo un talento e un’inclinazione naturale inizia a dipingere nel 1940.
Svolge il servizio militare a Brescia e assiste in quel periodo ai bombardamenti che hanno devastato la città nel 1944.
Si iscrive all’A.A.B. come socio fin dalla sua fondazione (1945) e segue i corsi serali di scuola di gesso, di nudo, ritratto e paesaggio sotto la guida di Emilio Rizzi.
Nel 1948 inizia la sua attività di docente in alcune scuole della provincia prima, poi dal 1958, alla scuola elementare “E. De Amicis” di Via Comboni, in città (ora sede dell’Istituto Sraffa).
Si distingue per capacità professionale e per una particolare affabilità che lo rendono benvoluto da allievi e colleghi.
Nel 1949 affitta un locale, in Vicolo del Laghetto in città, poco lontano dalla sua abitazione, che per molti anni diverrà il suo studio.
Collabora con l’Editrice “La Scuola” alla pubblicazione di rassegne dedicate all’arte su riviste didattiche.
Alla scuola “De Amicis” conosce la collega Carla Oliani di cui s’innamora e che resterà per sempre la sua fedele sposa e compagna.
Dotato di particolare sensibilità scrive poesie e partecipa a concorsi letterari.
La assidua frequenza ai corsi serali dell’A.A.B. lo mette in contatto con numerosi artisti bresciani (Bruno Degli Innocenti, Angelo Fiessi, Battista Cattaneo, Gabriele Saleri, Achille Canevari, Piero Galanti, Segreto Curzio, Renato Boscaglia, Ugo Aldrighi, Carlo Pescatori, Eliseo Franceschi, e molti altri con i quali instaura rapporti di amicizia e reciproca stima.
Non partecipa alla accanita diatriba tra pittori astratti e pittori della realtà: fa la sua scelta in silenzio, cercando di legarsi a quegli amici più vicini al suo pensiero.
Tollera, non approva, l’arte astratta e informale che pure sta sviluppandosi anche a Brescia nella seconda metà del ‘900.
Lui guarda ai grandi autori del passato e cita come esempi da imitare, oltre al suo maestro Emilio Rizzi, per il quale nutre una vera ammirazione, Masaccio, Cosmè Tura e Morandi dei quali apprezza la sintesi espressiva.
Uomo di profonda cultura e di nobiltà d’animo mantiene, nei rapporti con gli altri, un atteggiamento disposto all’ascolto più che alla esposizione. Discreto e appartato si fa apprezzare sia nell’ambiente scolastico sia nei rapporti con tutti.
Verso la fine degli anni ’60 trasferisce la sua abitazione a Casaglio di Gussago in una grande casa progettata e costruita, secondo le sue indicazioni, dal geom. Giuseppe Tedoldi Zatti (il “Beppe”), suo caro amico fin dall’infanzia e dal geom. Fausto Savoldi, suo amico e allievo.
Qui, nel suo nuovo studio, ampio e luminoso, il sabato e la domenica, è luogo di incontri con amici che vogliono cimentarsi nell’arte del dipingere.
Romeo è considerato da tutti maestro indiscusso.
Le sue capacità di docente si manifestano con poche parole essenziali, espresse spesso in forma dialettale, graffiante e indimenticabile, con dolcezza e sempre accompagnate da un sorriso bonario e da un complimento incentivante.
Nel suo studio, si pittura accompagnati da brani di musica classica, che lui seleziona dalla sua ampia discoteca. Spesso fa ascoltare la stessa musica secondo l’esecuzione di maestri diversi, così da farne cogliere la differenza interpretativa. (Schumann, List e Brahms i suoi autori preferiti).
Raggiunta l’età della pensione dedica tutto il suo tempo alla pittura e alla poesia.
Racconta in versi e dipinge sulle tele quello che gli altri sembrano non capire: il fascino della bellezza effimera delle cose, anche delle più piccole: la loro unicità che meraviglia e, nel contempo, rattrista per la disperata constatazione della impossibilità di trattenerla e doverla immediatamente archiviare tra i ricordi.
Per molti anni uscirà da solo a dipingere “gli angoli che scompaiono” nei dintorni di Gussago con la fedele Laica, il cane a cui dedicherà una poesia struggente.
Il sabato e la domenica le uscite saranno invece sempre in compagnia di amici: Beppe Tedoldi, Segreto Curzio, Fausto Savoldi, Franco Passi, Renato Boscaglia, Battista Cattaneo, Renato Missaglia, Claudio Caffetto, Cinzia Rapizza e il sottoscritto Dario Cattaneo (solo per citarne alcuni). Si dipinge insieme. Il silenzio è interrotto solo da qualche battuta sagace che viene ripresa e sviluppata poi in una qualche osteria prima del rientro.
Dopo la morte della moglie Carla (2011), Romeo non scriverà più poesie né dipingerà più, se non, come mi diceva lui: “solo per farti piacere”. L’ultimo suo quadro lo dipinge con me nell’aprile del 2015 nella casa di riposo ove è stato recluso. Qui – disperato – morirà il 28 luglio.
Nel testamento desidera che sessanta dei suoi quadri vengano destinati a Enti disposti ad esporli in forma permanente in luoghi pubblici.
Di queste sessanta opere, dieci sono esposte nelle aule delle scuole di Brescia dove ha insegnato (A. Manzoni e Ist. Sraffa – già scuola elementare E. De Amicis), altre sono state donate ai Comuni di Gussago, di Provaglio, di Villa Carcina, all’AAB e all’Università degli studi di Brescia.